La sua gratitudine per lo straordinario aiuto e la fedeltà dimostrata Bernardo Caprotti l’ha espressa con un lascito da 75 milioni di euro. È questa la cifra da capogiro destinata, secondo testamento, dal patron di Esselunga al suo storico braccio destro, una donna, Germana Chiodi, accanto a lui per quarant’anni nella gestione dell’azienda e degli affari di famiglia. Molto di più rispetto a quanto destinato ai cinque nipoti. Non una segretaria – guai a chiamarla così, dice chi la conosce bene – ma una super manager entrata in azienda come contabile a soli vent’anni e diventata dirigente grazie al duro lavoro e alla vicinanza a Caprotti anche nei momenti più difficili, quelli delle dure battaglie legali con i figli di primo letto. Una dedizione al lavoro che l’ha spinta ad accettare un contratto di collaborazione anche dopo la pensione maturata nel 2008. Ed è lei, forse il vero alter ego del patron, a spiegare che era stato proprio il dottor Caprotti – si sono dati del lei fino alla fine – a chiederle di restare in azienda fino a quando ci fosse stato lui. Ed è ancora lei, Germana Chiodi, l’unica a non portare il cognome Caprotti finita nel testamento, a spiegare candidamente, quasi per mettere a tacere le malelingue: “gli ho voluto bene e lui ne ha voluto a me”, e che di Bernardo Caprotti dice “era un genio anche a ottant’anni; aveva la capacità di riempire le stanze e trascinare le persone. Ora senza di lui c’è il vuoto”.