"Il mio futuro è nella ristorazione" "É difficile ricominciare?" "Avendo una famiglia così, come la mia, nel senso che mio figlio già è preparato, è lui che aiuta me, è diventato al contrario", "Se non ce l'avesse come tante persone?" "É dura perché ci sono tante persone che non hanno questa possibilità e quando metteranno il piede qua fuori non sanno dove andare e cosa fare". La testimonianza che ascoltate è di uno dei 2162 detenuti su poco più di 1600 posti che vivono nei sovraffollato carcere di Poggioreale a Napoli, dove tra i problemi di quello che più volte è stato il carcere più affollato d'Europa, si cerca di restituire dignità alla pena e dopo i due anni di pandemia torna il pranzo di Natale organizzato dalla Comunità di Sant'Egidio. Un anno quello delle carceri italiane segnato dal dramma dei suicidi in cella: 82, ultimi in ordine di tempo, un trentenne al quale mancavano sei mesi alla libertà, a Regina Coeli e il padre di due gemelli di 7 mesi proprio qui a Poggioreale. "La difficoltà è enorme, i dati sono quelli che dice lei a livello nazionale, quindi purtroppo noi tutti i giorni ci confrontiamo anche con situazioni di tentati suicidi". "Io credo che bisogna aiutare queste persone, bisogna incrementare psicologi, operatori esterni, mediatori, questo è quello che non che non viene fatto e più risorse economiche, più risorse di persone, più opportunità lavorative di formazione". Il pranzo di Natale al quale partecipa anche il Sindaco di Napoli è un'occasione per ricordare a queste persone che si può e si deve ricominciare, ma è anche un'occasione di riflessione. "Noi dobbiamo gestire la detenzione con umanità e garantire alle persone di poter guardare al futuro con una speranza".