Il vino italiano è un potente ambasciatore del Paese e piace sempre di più. Il dato dell'export nel 2021 non ha subito soltanto un rimbalzo dopo il 2020 ma è il migliore degli ultimi anni, per un corrispettivo di 7,1 miliardi di euro. L'ebbrezza però rischia un risveglio improvviso, il 2022 presenta diverse criticità. Intanto sulla domanda, e non solo delle aree direttamente interessate: Russia e Ucraina, pur avendo nell'Italia il primo Paese fornitore di vino, pesano al massimo un 3%. Uno dei problemi più sentiti per i produttori è l'aumento dei costi energetici. "Sta lievitando tutto in un modo evidentemente anche poco giustificato. Si è stimato che l'aumento medio dei costi in questo momento sia del 12%, tenuto conto di tutto. Quindi parliamo di cifre molto molto importanti". Ma il vino si vende soprattutto in contenitori ed è un guaio il difficile approvvigionamento di bottiglie, etichette, tappi e capsule di alluminio. "La nostra preoccupazione è che questo fenomeno continui ad avanzare, perché purtroppo la situazione internazionale, che ci preoccupa ovviamente dal punto di vista umanitario più di ogni altra cosa, però sta creando delle ripercussioni veramente importanti". Ci sono già delle aziende ferme e chi ha potuto continuare la produzione perché ha un po' di scorta in magazzino non ha stime certe sul costo delle prossime partite di Bordolese. "Stiamo riscontrando proprio la difficoltà delle aziende a evadere gli ordini perché mancano le materie prime per il confezionamento del prodotto".























