Dodici società, quattro in Italia e otto all’estero, alcune in paradisi fiscali. Venticinque beni immobili aziendali, tra cui una nave traghetto usata per anni per l’attraversamento dello Stretto di Messina e ora ormeggiata al Porto di Reggio Calabria, conti correnti esteri. È l’immenso patrimonio confiscato dalla DIA regina ad Amedeo Matacena, ex armatore, ex deputato di Forza Italia, latitante a Dubai dopo la condanna definitiva del 2014 per concorso esterno in associazione mafiosa. 10 milioni di euro il valore complessivo di questo patrimonio, che la Corte d’Assise d’Appello di Reggio ha deciso, appunto, di sottrarre all’ex politico su proposta del procuratore generale in quanto sarebbe frutto di attività illecite e riciclaggio dei proventi e mostrerebbe la marcata sproporzione tra gli investimenti effettuati e i redditi da lui dichiarati. Matacena dovrebbe scontare tre anni di carcere, ma è rifugiato da tempo negli Emirati Arabi per sfuggire, appunto, alle vicende processuali che lo riguardano. L’ultima è quella che proprio nel 2014 l’ha visto coinvolto con l’ex moglie Chiara Rizzo e l’ex ministro Claudio Scajola, la prima indagata per intestazione fittizia di beni, il secondo per aver tentato, a dire dell’accusa, di aiutare l’amico ed ex collega di partito a scappare da Dubai al Libano, per evitare l’arresto. Matacena è indicato dagli inquirenti come uomo politico di riferimento delle cosche di ’ndrangheta del reggino e la sua pericolosità sociale è stata confermata dal tribunale di Reggio Calabria, sezione misure di prevenzione, che, a giugno scorso, aveva disposto nei suoi confronti il sequestro di un immobile all’estero e di denaro.