Questa battaglia contro i Ciontoli e oggi finalmente dopo più di 5 anni siamo riusciti ad ottenere quella giustizia che aspettavamo. Marina Vannini ha il fiato corto per l'emozione, perché ad oltre 5 anni dalla morte di suo figlio Marco, ucciso da un proiettile calibro 9, esploso dalla Beretta di Antonio Ciontoli, la Corte d'Assise d'appello lo ha condannato a 14 anni per omicidio volontario e 9 anni e 4 mesi per concorso anomalo in omicidio volontario la moglie Maria Pezzillo e i figli Federico e Martina all'epoca fidanzata di Marco. Oggi, sulla scia di quello delle indicazioni della Cassazione è stato confermato, è stato confermato l'omicidio volontario per tutti. Questo è quello che ci deve interessare. Marco, scrive la Cassazione nelle motivazioni della sentenza con cui ha rinviato ad un nuovo processo, è morto sia in conseguenza delle lesioni provocate, sia per la mancanza di soccorsi addirittura ostacolati. Ed è proprio sulla gestione di quanto accaduto dopo lo sparo è incentrata l'intera vicenda giudiziaria, sui comportamenti di una famiglia che per 110 minuti non fece nulla per provare a salvare Marco, se non troppo tardi. Volevo soltanto la giustizia, all'inizio volevo giustizia e verità per Marco, però purtroppo quella verità se l'è portata dietro Marco. Sono stati lunghi 5 anni, però finalmente la giustizia è arrivata. Certo non è finita del tutto, i difensori della famiglia Ciontoli presenteranno ricorso in Cassazione, ma già da oggi per Marina e Valerio Vannini qualcosa è cambiato. Da domani cosa farò? Inizierò a vivere il mio lutto, più serena. Ormai è basata solo sui ricordi, sulle illusioni, Marco merita il rispetto che gli hanno tolto tutti gli altri.