Raccontano dal carcere di un Massimo Bossetti disperato, dopo la condanna in secondo grado all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio. Le indiscrezioni che trapelano dal Gleno a Bergamo, così come alcuni scritti che lui invia gli amici, lo descrivono profondamente deluso e sconfortato, stanco perché vede tanta sofferenza ingiusta, causata anche ai membri della sua famiglia. Si lamenta perché non gli è stata concessa la possibilità di difendersi. Non si capacita per la perizia negata. Quella perizia che la difesa del carpentiere di Mapello usa per gridare allo scandalo per dire che non può esserci giustizia senza questo ulteriore accertamento. Atti e carte alla mano, ripercorriamo gli step giudiziari. L’incidente probatorio annunciato dalla difesa fin dalle prime ore dopo l’arresto di Bossetti non è in realtà mai stato chiesto e durante la fase di acquisizione delle prove al processo non è arrivata domanda per una perizia sul DNA da parte degli avvocati. I legali di Bosetti ne hanno fatto richiesta in fase di udienza preliminare e alla fine del dibattimento di primo grado, due momenti in cui la procedura penale, ci spiegano gli esperti, non sarebbe stato corretto concederla. Ma sulle questioni procedurali si pronuncerà soprattutto la Cassazione. Massimo Bossetti e i suoi avvocati, infatti, non hanno intenzione di arrendersi e hanno già annunciato che arriveranno fino all’ultimo grado di giudizio perché lui, come ha detto personalmente nelle dichiarazioni spontanee in aula, si sente vittima del più grave errore giudiziario del secolo.