Sesto San Giovanni, nord di Milano. L'agenda è piena, l'età media fra i 45 e i 50 anni. Alle otto c'è già la fila di "caregiver" pronti a vaccinarsi con AstraZeneca. Con il passare delle ore le disdette aumentano, un 5% in più rispetto ai giorni precedenti. Questa categoria, però, ha una priorità importante. "Lo faccio perché sono a contatto con una bambina che ha delle fragilità, delle disabilità e quindi mi hanno chiamata per questo". "E lo fa tranquilla?". "Assolutamente sì". Qualcuno arriva, fa l'accettazione, l'anamnesi e poi va via. "Dopo l'anamnesi, più o meno sono cinque persone in tutta la giornata, che hanno deciso, sapendo che era AstraZeneca, di non farlo". "Con quali motivazioni?". "L'insicurezza, l'incertezza, alcuni dicevano che era il datore di lavoro che gli aveva detto di no. Noi oggi stiamo vaccinando i "caregiver", quindi spesso ci hanno detto: il datore di lavoro, ci ha detto di prendere tempo". La maggior parte di chi è qui oggi ha meno di 60 anni, ma il desiderio di lasciarsi alle spalle la paura di contagiare, supera i timori. "Sono consapevole che ci possono essere dei rischi, ma che comunque i benefici che ci potranno essere per me, per i familiari che devo proteggere, sono superiori e quindi sono qui". "La decisione dell'EMA ieri, ha contribuito a creare qualche piccolo dubbio, però chiaramente di fronte, in realtà, la cosa che mi ha fatto poi spazzare via tutti i dubbi, è rendersi conto di avere la fortuna di vivere in Italia e di avere questa possibilità". "Penso che le notizie cattive sono quelle che fanno più rumore, quindi, mentre quelle buone passano spesso in sordina, quindi no, sono fiduciosa".