Tredici arresti domiciliari e sette obblighi di dimora, queste le misure cautelari emesse in seguito alla maxi operazione Data Room condotta dalla Polizia Postale con il coordinamento della Procura di Roma. Gli indagati sono accusati di essere entrati in possesso in maniera illecita di circa 1,2 milioni di dati telefonici sensibili di clienti. Tra i destinatari delle misure emesse dal GIP della Capitale anche dipendenti infedeli della Tim. L'indagine è partita nel mese di febbraio, proprio da una denuncia del gestore telefonico che, tramite una nota, ha dichiarato che si costituirà parte civile. L'operazione Data Room ha impegnato oltre 100 specialisti della Polizia Postale che hanno effettuato perquisizioni locali e informatiche. Tra i reati contestati l'accesso abusivo alle banche dati dei gestori di telefonia, che conservano informazioni tecniche e personali dei clienti, e il trattamento illecito di quei dati. Le informazioni estratte dal database divenivano oggetto di un illecito mercimonio: il sistema vedeva da un lato una serie di tecnici infedeli in grado di procacciare i dati, dall'altro una vera e propria rete commerciale che ruotava attorno alla figura di un imprenditore campano, acquirente del materiale e in grado, a sua volta, di estrarre in proprio grosse quantità di informazioni in virtù di credenziali illecitamente carpite a dipendenti ignari.