È una domenica di Pasqua diversa, questa del 2020, è la Pasqua del silenzio delle città, delle strade deserte, delle piazze vuote, di qualche raro passante, delle poche auto, complici ripetuti appelli a restare a casa e la chisura di qualunque spazio che favorisca la socialità. E' una Pasqua da vivere nelle proprie case, con la famiglia o anche da soli perché non ci si può spostare se non per ragioni ben precise. Posti di blocco ovunque, sulle strade che portano fuori città e dentro la città, ad ogni angolo, ad ogni incrocio. In campo migliaia di poliziotti, carabinieri, finanzieri e agenti della polizia locale che questa domenica di festa, la vivono per strada per controllare che le regole vengano rispettate. E' anche la Pasqua di chi una casa non ce l'ha e vive come sempre, con niente, ma oggi la strada, forse, è un po' più sua. E Roma appare così, surreale, di una bellezza struggente, deserta, vuota di turisti e pellegrini, perché questa è la Pasqua delle chiese vuote, aperte, ma senza messe celebrate in streaming. Vuota e presidiata dalle forze dell'ordine, piazza San Pietro di venerdì, una via Crucis nemmeno mai immaginata, vuota anche la basilica dove Papa Francesco ha celebrato la Santa messa e ha impartito la benedizione Urbi et orbi. Sono i giorni del coronavirus diventato reale, improvvisamente, 74 giorni fa in un hotel di Roma. Sono i giorni dei divieti, delle raccomandazioni, delle paure, è la Pasqua del tempo sospeso. Un tempo che ancora oggi sembra non avere orizzonte, nell'attesa del ritorno ad una almeno parziale normalità. Ma c'è un prima e un dopo il virus e la normalità, quella che aspettiamo, comunque, non sarà più la stessa.