Personale sanitario dimezzato, un numero di decessi decisamente superiore a quello registrato nello stesso periodo dello scorso anno nelle RSA lombarde. Sono almeno 1000 i malati tra infermieri e operatori dipendenti nelle case di riposo della Lombardia, denuncia la segretaria regionale di CISL FP che sottolinea come ancora oggi ci siano difficoltà all'interno delle strutture a reperire i dispositivi di sicurezza. Di certo, però, a complicare la situazione continua, è stata la scelta di spostare i degenti covid nelle case di riposo. - Probabilmente non hanno calcolato, ma era facile e intuitivo arrivarci, il richiamo arrivarci, che le RSA per la fragilità degli utenti erano delle bombe ad orologeria e forse eran quelli da... dovevamo attivarci in maniera diversa. Come sono state chiuse le scuole per la fragilità dei bambini, dovevano essere chiuse sicuramente non solo l'accesso alle RSA esterne, ma fatto un cordone di aiuto. "È da fine febbraio che segnaliamo e diffidiamo gli enti", aggiunge ancora, "le RSA andavano coinvolte, ma in modo diverso". Innanzitutto andavano coinvolte le centrali delle cooperative dove le strutture aderiscono e così non è stato in prima fase tant'è che le stesse centrali avevano scritto alla regione. RSA che hanno scritto non hanno ricevuto risposte, o se le hanno ricevute non erano congrue con le linee di indirizzo ministeriali. Si dichiara - ancora di non utilizzare le mascherine. - "Da 20 giorni sono a casa con tutti i sintomi del Covid", ci racconta uno dei dipendenti del Pio Albergo Trivulzio che chiede di restare anonimo. - Ho avuto tutti i sintomi da covid. Ho avuto febbre alta, non scendeva con Tachipirina, e mancanza di olfatto e di gusto, che sono classici, un po' di mancanza di fiato. Fino al 20 circa la situazione era che non esisteva quasi nulla di prevenzione. Non c'erano neanche le mascherine e non solo, ci veniva caldamente raccomandato di non usarle per non spaventare - I pazienti. - Ora è in attesa del tampone per poter rientrare al lavoro.