Porto di Los Angeles, Stati Uniti, questa distesa di auto sotto il cielo è una delle immagini che racconta la crisi del mercato delle 4 ruote che sta attraversando l'intero pianeta. Migliaia di auto in attesa che qualcuno le compri in America come in Europa, dove le vendite, già crollate a marzo, sono sprofondate ad aprile di quasi l'80%, con situazioni anche peggiori. In Italia le immatricolazioni si sono pressoché azzerate. Situazione simile nel Regno Unito, in Spagna e tonfi anche in Francia e Germania. È l'effetto dell'epidemia che ha portato alla chiusura degli stabilimenti con un sostanziale blocco della produzione degli ordini e che ha dato una spallata a un settore che già prima dell'esplosione dell'emergenza sanitaria era in frenata. Adesso che dopo alcuni mesi le fabbriche si riaccendono, nel nostro Paese e all'estero si cercano soluzioni per tentare la ripresa. Soluzioni che coinvolgono i governi chiamati a sostenere un comparto che, compreso l'indotto, dà lavoro a quasi 14 milioni di europei, 250.000 dei quali in Italia, dove l'auto vale circa il 6% del prodotto interno lordo. Nel nostro Paese si infiamma il dibattito sul prestito garantito dallo Stato, da 6,3 miliardi di euro, chiesto da Fiat Chrysler, col Ministro del tesoro Roberto Gualtieri, che ha assicurato di aver chiesto alla società l'impegno a investire in Italia. Una condizione simile, la promessa di riportare alcune produzioni in patria è stata posta dal numero uno dell'economia francese Bruno Le Maire, nell'accordare una linea di credito da 5 miliardi a Renault che però è controllata dallo Stato. Parigi ha poi annunciato un piano per incoraggiare l'acquisto di veicoli poco inquinanti. Anche in Germania, dove la situazione appare meno grave, si pensa agli incentivi, ma al momento si escludono finanziamenti diretti ai produttori. Nel Regno Unito, dove si stima un calo annuo delle vendite del 27% e il licenziamento di migliaia di persone, non ci sono al momento misure specifiche. Lo stesso accade negli Stati Uniti dove l'immensa iniezioni di denaro non ha riguardato in modo diretto i colossi delle 4 ruote, che iniziano però a premere sulla Casa Bianca di fronte alla prospettiva di un calo di un terzo del mercato a fine anno.