Coronavirus, Don Gnocchi: parla un operatore sospeso

21 apr 2020
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Noi siamo praticamente dei dipendenti della Don Gnocchi, ma siamo sotto la Cooperativa Ampast. Verso la fine di febbraio è salita una persona della dirigenza su, nei reparti, a dire che non bisogna usare i dispositivi di protezione per non spaventare l'utenza e che loro avevano fatto tutti i controlli, ma invece non è stato fatto nessun controllo, perché in quel periodo non è stato fatto nessun tampone a nessuno. Ricordo che arrivavo da casa mia, entravo in struttura, ma non venivo controllato da nessuno. A noi è stato consegnato, ricordo, un modulo che ci diceva che eravamo stati a contatto con una persona infetta, questo modulo a noi è stato consegnato a 14, invece, il documento era già stato aggiornato al 10 marzo. In quel lasso di tempo che siamo stati a contatto con questa persona, non abbiamo preso misure di sicurezza. Ad esempio, venivo a casa mia, facevo tutto come al solito, perché non sapevo di essere stato a contatto con qualcuno. I miei colleghi prendevano i mezzi per tornare a casa, quindi, abbiamo rischiato di infettare anche altre persone al di fuori della struttura. Le divise le laviamo a casa, con un'emergenza del genere non dovrebbe essere permesso che i dipendenti lavano le loro divise a casa. Quando avete sollevato le prime proteste, come gli hanno risposto i vertici? Non abbiamo avuto contatti con loro, nel nostro reparto, nel reparto in cui lavoriamo, siamo risultati quasi tutti positivi, quasi tutti noi, la maggior parte, ad esempio, su 41 persone, 36 erano positivi. In tutto ciò, molti dei miei colleghi che sono in altri reparti, che sono stati a contatto con noi, perché, ad esempio, ci cambiamo tutti nello stesso spogliatoio, a loro non è stato fatto nessun tampone. Cosa succede, poi, con la Cooperativa? La Cooperativa, adesso, ha mandato la lettera di sospensione ai dipendenti e alle persone con la partita Iva è stato dissoluto il contratto, quindi sono a casa senza stipendio. Con quale motivazione? Praticamente, è un modo per farci tacere, ed è sbagliata questa cosa perché avevamo il diritto di denunciare ciò che è successo.

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