Il primo passaggio è immergere il tampone nella soluzione e passarlo sulla superficie da campionare, è importante toccare la tutta la superficie, in questo caso una maniglia perché si tratta di una superficie che può venire a contatto con molte persone. Subito dopo il tampone viene immerso nella soluzione di trasporto e portato in laboratorio. E qui comincia l'analisi del campione che è stato reso inattivo per rendere più sicuro il trasporto. Innanzitutto viene estratto l' RNA, poi comincia la fase più importante, quella di detection che consente di rilevare la presenza del virus con questo termociclatore attraverso la reazione a catena della polimerasi inversa, i risultati arrivano in 4 ore. L'analisi è terminata, queste curve piatte rappresentano i campioni negativi, quindi in cui non è stato rilevato il virus, in questo caso, questa curva che si è alzata ci rappresenta un campione positivo, quindi, un campione che è stato prelevato su una maniglia ha presentato positività alla presenza del virus. A mettere appunto il metodo, prima in Italia per le superfici è stata la Serfis di Rivoli, nel torinese, azienda specializzata in servizi ambientali. Com'è nata l'idea? Un giorno al supermercato, guardando una bocchetta di aspirazione dell'aria, mi sono reso conto che, come poteva esserci la legionella poteva esserci anche questo coronavirus. Chi è che si rivolge a voi in questo momento? La grande distribuzione, l'industria manifatturiera per fare degli esempi pratici, supermercati, le officine, ma anche a chi ha delle attività d'ufficio, per esempio, le superfici più interessate possono essere banalmente dalla tastiera del computer alla macchinetta del caffè o una maniglia di una porta. Ad esempio nei supermercati quali sono le superfici in cui è più probabile che si annidi il virus? Sono quelle dove più frequentemente le persone mettono le mani. Quindi i carrelli, le porte dei frigoriferi, i tasti delle bilance che vengono utilizzate normalmente delle persone per fare le auto pesature, piuttosto che l'apparecchio per il bancomat. C'è una differenza di sopravvivenza del virus a seconda delle superfici? Si, allora si può dire che nelle superfici che trattengono di più l'umidità al virus sopravviva di meno, come per esempio la carta, cartone, o comunque tutto ciò che è in grado di assorbire dell'acqua, invece, apparentemente sopravvive di più su quelle superfici che trattengono molto meno l'acqua come i metalli, l'acciaio, il ferro, la plastica.