Negli anni 90, via Maqueda era una strada buia e triste, è rinata e diventata pedonale nell'ultimo decennio. E qui il boom di turisti ha incoraggiato tanti imprenditori ad aprire ristoranti, street food, negozietti, puntando sulla tradizione e rivisitandola. Ora la paura è che la crisi seguita alla pandemia faccia tornare il buio. Palermo capitale della cultura ha aiutato tanto la valorizzazione del commercio, dell'impresa. Adesso siamo fermi, non ci sono neanche i fuori sede dell'università, c'è davvero poco movimento. Danilo è stato uno dei pionieri, ha aperto tre ristorantini da asporto dato lavoro a 24 persone, puntando sulle 30 specialità diverse di arancine, e una cucina che non si fermava mai, fino a pochi mesi fa. In questo momento la mia azienda è sull'80% in meno. Sono cifre drammatiche. Cosa vi spinge a restare aperti e a non cedere alla tentazione di abbassare la saracinesca. Giammai. Io sono un visionario. Ho voglia di continuare. Sono certo che dopo una guerra, perché davvero questa è una guerra, il dopoguerra sarà splendido, ci sarà davvero una rinascita di tutte le energie positive. Meno ottimismo nei ristoranti e nelle pizzerie lontano dal centro, dove si è investito tanto, tra barriere in plexiglas e adeguamento dei locali puntando su una riapertura che però è ancora lontana. Ci ritroviamo ancora con la totale incertezza di non sapere quando ripartire perché le uniche cose autorizzate sono l'asporto e il domicilio. Magari c'è quella particolare attività che si è salvata con l'asporto, o meglio che è riuscita a mantenersi in vita, come ad esempio le mie, ma tante altre, mediamente 4 su 10 non so se ce la faranno a ripartire.