L'accusa è di falso per aver mentito nell'autocertificazione dicendo che stava tornando a casa dal lavoro durante un controllo a Milano un anno fa durante il lock down, ma in sede di giudizio un giovane di 24 anni è stato assolto perché, scrive il gup di Milano, un simile obbligo di riferire la verità non è previsto da alcuna norma di legge e anche se ci fosse un obbligo così sarebbe in palese contrasto con il diritto di difesa del singolo previsto dalla Costituzione. Il giudice ha quindi accolto la richiesta di assoluzione della procura di Milano perché il fatto non sussiste. Secondo il giudice, il ragazzo era di fronte a due possibilità. La prima scegliere di dire il falso per non subire conseguenze, ma essere comunque accusato di falso ideologico in atto pubblico, la seconda riferire il vero sapendo di poter essere sottoposto a indagine per il reato di inosservanza dei provvedimenti dell'autorità. Ecco, proprio questa alternativa tra vero e falso, chiarisce ancora il gup, contrasta con il diritto di difesa della persona, tra l'altro il giudice fa notare anche che nei casi delle autocertificazioni per emergenza covid il controllo successivo sulla veridicità di quanto dichiarato dai privati è solo eventuale e non necessario da parte della pubblica amministrazione e dunque tanti presunti atti falsi possono rimanere privi di sanzioni.