Difetti esecutivi, degrado, corrosione, mancanza di interventi di manutenzione significativi. Secondo la perizia tecnica voluta dal GIP Angela Nutini, il ponte Morandi di Genova è crollato per questi motivi. E non sono motivi da poco. Una relazione molto tecnica, ma con affermazioni di rilievo. Dal 50 e fino al 100% di riduzione di acciaio negli stralli del ponte. In parole povere, zero acciaio secondo i tre periti che, dopo aver analizzato i resti del ponte, sottolineano "Non si evidenziano interventi per interrompere i fenomeni di degrado rispetto al progetto originario" e degrado e corrosione di diverse parti, dovuti alla mancanza di interventi di manutenzione significativi. Gli unici ritenuti efficaci "risalgono a 25 anni fa", si legge nella relazione. A peggiorare lo stato della struttura ci sarebbero anche difetti di esecuzione. Queste le risposte ai quesiti del primo incidente probatorio per il crollo del ponte di Genova, che lo scorso anno ha portato alla morte di 43 persone. Secondo i periti, le condizioni della struttura, insomma, non erano affatto adeguate. Secondo gli esperti ASPI, invece, la relazione allontana la causa del crollo dallo strallo. Le percentuali di corrosione riportate nella tabella della perizia depositata confermano, secondo Autostrade per l'Italia, che la capacità portante degli stralli era ampiamente garantita, quindi l'eventuale presenza di una percentuale ridottissima di trefoli corrosi fino al 100% non può in alcun modo aver avuto effetti sulla tenuta complessiva del ponte. Posizioni ovviamente contrastanti, a pochi giorni dall'anniversario del crollo, quando queste immagini fecero il giro del mondo. La Guardia di Finanza ora ha reso pubblico un video che era stato secretato e mostra gli istanti prima del crollo. Le immagini arrivano da un'azienda circostante; frame che potrebbero servire a chiarire i tanti dubbi ancora rimasti.