Troppi errori investigativi nella scena del crimine dove Simonetta Cesaroni fu trovata 34 anni fa in via Poma a Roma, secondo la GIP Giulia Arcieri che ha respinto la richiesta di archiviazione di questo inquietante mistero italiano. Aveva solo 20 anni, fu uccisa da 29 colpi il 7 agosto del 1990 negli uffici dell'associazione italiana alberghi della gioventù dove lavorava part- time come contabile. Errori frutto della mancata diligenza o conoscenza, scrive la GIP. Per esempio, non aver acquisito immediatamente i tabulati telefonici dei dispositivi fissi. Alcuni oggetti, come il tagliacarte da sempre ritenuto possibile arma del delitto, sarebbe stato spostato. Una cartellina beige sarebbe scomparsa dalla scena. La giudice spiega nel dispositivo che il sangue non venne repertato. Immortalato invece nelle fotografie e riconoscibile in piccoli segni circolari sul pavimento. Da non sottovalutare, scrive ancora il magistrato il collegamento con personaggi di potere e contesti come i servizi segreti. 29 persone saranno riascoltate tra cui Carmine Belfiore ex questore di Roma il numero 2 della polizia e Sergio Costa ex 007 e genero dell'allora capo della polizia Vincenzo Parisi. Nuove analisi saranno effettuate sulle tracce di DNA prelevate nell'ufficio. Tra le ipotesi che nello studio di via Poma ci fossero documenti riservati dei servizi segreti. Le indagini mirano a chiarire la posizione di alcuni agenti su inchieste passate e il loro legame con i dirigenti della Haier. Saranno ascoltati anche gli ex colleghi della ragazza e persone mai prima sentite. Simonetta non aveva vestiti addosso ma nessun segno di violenza sessuale fu riscontrato. Il portiere del palazzo fu sospettato, morì suicida vent'anni dopo.