Dopo Liberazione, ricostruzione tra regole e responsabilità

26 apr 2020
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Il giorno dopo la liberazione, comincia la ricostruzione questo 26 aprile è una suggestione, un valore nel pieno del lockdown, mentre si pensa a come ripartire il 4 maggio, senza che questo porti a una nuova crisi sanitaria, il giorno post festa della liberazione non è solo il meno 364 in attesa del prossimo 25 aprile, è un inizio. Non porta la solennità dell'anniversario del 1945 né paragonabile, ma le domande del day after sono analoghe, come saremo, che cosa faremo, i nostri nonni o i nostri padri, se lo chiesero quello stesso giorno di 75 anni fa, dopo aver festeggiato i liberatori americani che entravano nelle nostre città. Noi adesso in questo giorno non usciamo da una guerra, ma abbiamo seppellito senza neanche poter salutare tanti morti quanti ne fa proprio una guerra. Abbiamo seppellito gran parte di quella generazione, di quella memoria che c'era nel 1945. Il nostro 26 aprile è meno grave, ma pieno di incertezze e di una certezza, è l'inizio di qualcosa che ha a che fare molto di più con ciò che ognuno di noi potrà e dovrà fare dal 4 maggio in avanti rispetto a ciò che noi ci aspettiamo che ci dicano di fare. La fase 2 sarà fatta di regole e poi di atteggiamenti, le regole le daranno gli amministratori nazionali e locali e dovranno essere chiare, semplici, certe, con poche polemiche e molti fatti. Ad esempio, i mezzi pubblici contingentati, chi e come controlla. Questo esempio, potrebbe essere esteso a qualunque cosa, i servizi pubblici, quelli privati, negozi, tutto. Gli atteggiamenti ce li mettiamo noi invece, abbiamo vissuto molte settimane le nostre tane domestiche, tra qualche giorno usciremo e lì comincerà l'era della responsabilità individuale che diventa collettiva non per imposizione, ma per rispetto. Abbiamo capito che fino a quando non ci sarà o una cura o il vaccino, l'unico rimedio ad una nuova ondata siamo noi stessi. I numeri purtroppo ci dicono che siamo lontani dalla situazione che si sperava di raggiungere a fine aprile e sulla quale si basava l'idea di finire lock down il 3 maggio. Gli scienziati sono contrari, ma come ha scritto il professor Ricolfi la riapertura è inevitabile. La democrazia è sospesa, l'opinione pubblica preme, gli operatori economici scalpitano, impensabile che la politica non ne tenga conto. Dato per scontato quindi che si riaprirà, il problema è come, perché sappiamo che torneremo la nostra nuova normalità con il virus in mezzo a noi, sarà una convivenza forzata, fastidiosa e ciò porta con sè molti rischi. Qui si ritorna al punto delle regole e degli atteggiamenti. Aspettiamo di vedere queste regole, ma non pensiamo che possano risolvere la situazione da sole, questo e per ragioni varie, delle quali il controllo è solo una, purtroppo o per fortuna tocca a noi, se il 4 maggio vivremo con l'idea del liberi tutti, della fine dell'incubo e dell'idea che si debba vivere diversamente solo per evitare eventuali multe e sanzioni, avremmo sprecato i sacrifici di un mese e mezzo, nonché in anticipo tutti quelli che saremo costretti a fare successivamente. Per questo il dopo deve cominciare adesso. 26 aprile giorno dopo la liberazione in anticipo più nelle nostre teste che nelle nostre strade, altrimenti le bandiere esposte sui balconi e finestre ieri saranno solo il simbolo del passato.

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