La Sicilia è la regione con il più alto numero di lavoratori agricoli in nero vittime del cosiddetto caporalato. Degli oltre 231 mila lavoratori irregolari che ci sono in Italia, infatti, secondo le stime dei sindacati ed in particolare della CGIL, oltre il 30% si trovano in Sicilia sparsi in territori agricoli di tutta la regione. In agricoltura, dice la Flai-Cgil, in questa regione registriamo più sfruttamento che lavoro. Per lo più si tratta di immigrati senza regolare permesso di soggiorno sfruttati per 12 ore di lavoro con paghe da fame e sistemati in alloggi di fortuna. Una situazione intollerabile. "Sono soggetti che sfuggono, vivono, si nascondono, vengono nascosti e noi qui su Partinico.. cominciamo da qui.. poi continueremo anche nell'altra parte indicata dal rapporto agromafie e caporalato.. nella zona del corleonese, delle petrerie. Perché noi vogliamo essere sentinelle in un territorio. Non si può più tollerare che nel 2024 ci sia ancora questo processo di mercificazione del lavoro umano. Da una parte noi gridiamo che manca la manodopera specializzata, dall'altra parte non facciamo nulla, perché? E voglio precisarlo fin da adesso, non tutte le aziende lavorano in questo modo. Ci sono tante aziende sane che rispettano i contratti, i diritti ai lavoratori ma vive su di loro una concorrenza sleale. Ovviamente da chi non rispetta i contratti e pensa solo all'arricchimento, non pensando invece alla qualità della vita degli operai. Quindi è una piaga veramente molto diffusa su cui la Flai-Cgil, nella sua articolazione fino ad arrivare qui a Palermo, vuole dare, come dire, un contributo fattivo perché si intervenga a contenerla". Ma le armi per combattere questa guerra sono poche. La più efficace è quella dei controlli che però sono troppo pochi rispetto alla grandezza del fenomeno.