Aurora e Sara Esposito sono morte a 26 anni, insieme al 18enne Samuel Tafciu, per 150 euro alla settimana, 30 euro al giorno in nero. Le due gemelle lavoravano quella polvere pericolosa per confezionare fuochi d'artificio da 7 mesi. Prima, l'imprenditore oggi accusato per la loro morte, avrebbe portato loro l'occorrente a domicilio, poi avrebbe approntato il laboratorio clandestino nella casa di Ercolano che aveva intestato a una famigliare di 13 anni. Questi gli elementi che stanno emergendo in queste ore, e che ora sono sotto la lente degli inquirenti della Sesta Sezione della Procura di Napoli, con i Carabinieri. Una storia anche di sfruttamento. Oltre che per la morte dei tre giovani, si indaga anche per caporalato. Sempre in queste ore starebbe emergendo un particolare, e cioè che le due giovani si sarebbero trasferiti in una casa, definita invivibile e senza elettricità in uso all'imprenditore, che andava a prenderle e le riportava lì dopo il lavoro. Così come si indaga su eventuali altri responsabili. Testimoni riferiscono di un altro soggetto che avrebbe avuto un ruolo nell'organizzazione di quell'attività illegale, che non sarebbe stata confinata ai soli tre lavoratori morti nell'esplosione. Samuel lascia una compagna di 17 anni e un bimbo di pochi mesi. Aurora aveva una bimba di 5 anni. Sara e Aurora, racconta al di fuori delle telecamere chi ha voluto loro bene, hanno sempre lavorato e quasi sempre in nero.