Lo avevano anticipato su scala europea prima uno studio del Financial Times, poi un'elaborazione dell'ISPI sottolineando tra l'altro una spaccatura tra dati reali e quelli ufficiali. Ora a certificarlo ci sono i numeri contenuti nel rapporto dell'Istituto Nazionale di Statistica e dell'Istituto Superiore di Sanità che parlano di un aumento dei decessi nel nostro Paese, a marzo 2020, del 49,4% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Una mortalità che se si considera il periodo compreso tra il 20 febbraio, giorno del primo decesso ufficiale da covid 19 e il 31 marzo, rispetto alla media dello stesso periodo del quinquennio precedente, si traduce in un aumento di decessi di 25354 unità. Di questi, stando ai dati forniti dalla Protezione Civile, il 54% è morto a causa del Covid. E gli altri 11644 deceduti? Sono concentrati nello stesso periodo del picco di morti del nostro Paese, ma non rientrano nelle statistiche ufficiali dei morti da coronavirus. Dopo le denunce di alcuni sindaci del nord Italia anzitutto, ma anche di tanti medici di base che sin dall'inizio avevano sottolineato la discrepanza tra malati reali e i dati ufficiali, a provare a dare una risposta è stato il direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell'Istituto Superiore di Sanità che ha ipotizzato tre possibili cause. La prima: una ulteriore mortalità associata al covid 19, magari di coloro che sono morti in casa senza essere mai stati sottoposti un tampone e che quindi sono rimasti casi sommersi. Oppure decessi indirettamente correlati al covid 19 o a causa di disfunzioni di altri organi, o a causa della crisi del sistema ospedaliero messo in ginocchio nelle aree più colpite. Il nord, quindi, dove stando al rapporto dell'Istat si è concentrato il 91% dell'eccesso di mortalità riscontrato a livello medio nazionale nel mese di marzo. In particolare in 38 province, a cominciare da quella di Bergamo, dove l'incremento dei decessi è stato del 568% o Cremona con un più 391%, fino a Pesaro Urbino con un più 120%. Altra storia al centro Italia, dove i morti a marzo sono aumentati di 2426 unità rispetto alla media dei 5 anni precedenti e al sud soprattutto, dove i decessi sono addirittura diminuiti dell'1,8%.