Tutti col fiato sospeso. La grande fabbrica, vive con ansia queste ultime ore d'attesa. "Tiene in empasse, in un momento ovviamente di incertezza, tutta la città di Taranto, i lavoratori di Acciaierie d'Italia, i lavoratori di ILVA in amministrazione straordinaria e tutto l'appalto. Ci sono, oramai questa è una vertenza e credo che sia la madre di tutte le vertenze." Ad accrescere la preoccupazione dei sindacati, il silenzio della politica, soprattutto alla luce del recente ingresso dello Stato, nella compagine societaria. "Un po' l'assurdità, dei tempi che viviamo, aspettiamo. Aspettiamo cosa? Bisogna, la politica doveva e deve decidere". Il Consiglio di Stato, lo ricordiamo, dovrà confermare o meno la decisione del TAR, che a febbraio aveva imposto ad ArcelorMittal e ILVA, in amministrazione straordinaria, rispettivamente gestore e proprietario del Siderurgico, la chiusura dell'area a caldo. Ad originare il contenzioso, nel 2019, un'ordinanza del sindaco Melucci, che a prescindere dalla decisione che arriverà, considera ormai segnato, il futuro dell'Acciaieria. "Urge e noi torniamo a chiederlo al Governo Draghi, un tavolo per l'accordo di programma per progettare questo futuro, per comprendere come ridare tranquillità a questa comunità, a come ridare una prospettiva al nostro sistema economico". "Con o senza il siderurgico?". "Io credo che c'è ancora una possibilità, a quel tavolo con i tecnici e con tutte le forze produttive e istituzionali di questo Paese, per programmare uno stabilimento siderurgico più piccolo, più moderno e più sicuro. Se non c'è questo tavolo, se non c'è questa prospettiva, è meglio fare a meno di ILVA, assolutamente".