L'attività dell'acciaieria di Taranto dovrà essere sospesa se si dovesse accertare che rappresenti un pericolo per l'ambiente e la salute umana. E' molto più complessa e meno scontata di quanto appaia la sentenza emessa dalla Corte di Giustizia Europea, che si è espressa su una serie di quesiti posti dal tribunale di Milano, cui si erano rivolti con un'azione inibitoria collettiva cittadini e associazioni tarantine. Partendo dalla nozione di inquinamento, che deve includere sia i danni all'ambiente che quelli alla salute umana, i giudici hanno sottolineato come la valutazione dell'impatto ambientale di un'installazione industriale, come l'acciaieria di Taranto, debba costituire elemento necessario per il rilascio e il rinnovo dell'autorizzazione all'esercizio. Secondo la Corte, inoltre, la legislazione interna non può prorogare, come è successo con l'ex Ilva, l'applicazione della direttiva ambientale europea del 2010. Sarà ora il tribunale di Milano a valutare se esistano gli estremi per la sospensione dell'attività dell'acciaieria, i cui effetti dannosi su ambiente e cittadini erano già stati riconosciuti nel 2019 dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.