La prima carica a pochi passi dal Duomo. Vengono da tutta Italia per dire molti no: alla Leopolda, al referendum, al Presidente del Consiglio e non accettano quello che li riguarda direttamente, il divieto a sfilare in corteo, i centri sociali, le bandiere di partiti di estrema sinistra, ci sono anche le pacifiche vittime del Salva-banche e un gruppo di ragazzi arriva direttamente dalle zone del terremoto. “Veniamo dalla provincia di Macerata. Anche alla luce della riforma del Titolo V della Costituzione, noi vogliamo che i nostri territori continuino a essere sovrani rispetto alle decisioni che si prendono”. Il pomeriggio di tensione continua. Alle pietre, agli ortaggi, alle bombe carta si uniscono le ringhiere di protezione di un cantiere usate come scudi. È in quel momento che parte una seconda carica con lacrimogeni per disperdere la folla. La marcia comunque non si arresta e le immagini mostrano una persona con un palo di un cartello stradale che cerca lo scontro con i poliziotti e viene allontanato dai compagni. I manifestanti sono arrivati a bloccare i viali di circonvallazione, ancora determinati a raggiungere la Leopolda. Alla fine non ci arriveranno, ma proprio dalla kermesse renziana arriva la reazione del Sindaco. “Manifestare il dissenso è un diritto. Usare la violenza per avere visibilità, sfasciare una città è ignobile, è inaccettabile. Da questo luogo, un luogo di bellezza, di divertimento, di proposta si dice no alla violenza”. Ci sono alcuni poliziotti feriti, tre, e un fermato. È un bilancio che, tutto sommato, fa tirare un sospiro di sollievo alle autorità.