Una forte emorragia avrebbe causato il collassamento dei polmoni e quindi la morte per arresto cardiaco della 23enne di Cerignola durante l'intervento cui veniva sottoposta il 4 settembre scorso nel reparto di chirurgia toracica del Policlinico Riuniti di Foggia. Cominciano ad emergere i primi risultati dell'autopsia, punto di partenza dell'inchiesta che vede coinvolti 20, tra medici e infermieri, che hanno seguito la ragazza dal 16 agosto e ora accusati, come atto dovuto, di omicidio colposo. Gli stessi operatori sanitari che poi vennero aggrediti dai familiari della vittima una volta appresa la notizia del decesso. La 23enne in realtà, era entrata in ospedale il 18 giugno scorso, dopo un brutto incidente in monopattino. A lungo in coma, la ragazza si era poi lentamente ripresa e dopo un passaggio in neurochirurgia era stata trasferita in chirurgia toracica in attesa di un nuovo intervento alla trachea che in realtà si sarebbe dovuto effettuare, a Roma, il 13 settembre scorso. Questo almeno è quanto sostengono i familiari, che dicono di aver appreso solo la mattina del 4 settembre della decisione di operarla a Foggia per una sopravvenuta emergenza di cui nessuno li avrebbe messi al corrente. Tutti elementi sui quali dovrà far luce la Procura che, con un'altra inchiesta invece, proverà a chiarire cosa accadde dopo l'intervento, quando medici e infermieri furono costretti a barricarsi in un ambulatorio per sfuggire alla rabbia dei familiari della vittima.