Un applauso accoglie il feretro di Rossella Nappini all’ingresso dell'ospedale San Filippo Neri. Bandiere a mezz'asta in segno di lutto per la morte di un'infermiera che, i colleghi e gli amici descrivono come caparbia giusta vera e intensa. "Era una donna sempre allegra, è sempre stata allegra. Sempre col sorriso, ironico e carinissima. Per questo non si può levare la vita a una donna". "Come lei non c'è né al San Filippo Neri. Io sono 21 anni che sono amica sua e lei soccorreva le persone più disperate, in qualsiasi momento". Sulla gradinata d'ingresso ci sono le scarpe rosse e i fiori portati giovedì per la fiaccolata contro la violenza sulle donne. "Ormai sono tante le donne che vengono uccise. Quindi è una cosa... Basta! E poi è inutile anche la denuncia perché poi, alla fine, poi accadono queste cose, insomma". Funerali in forma privata, la famiglia chiede alla stampa di restare fuori. Il cancello del San Filippo Neri si chiude. Ma la Cappella dell'ospedale è troppo piccola per accogliere tutti e così si celebra nel cortile. A presiedere la funzione Monsignor Benoni Ambarus, Vescovo ausiliare di Roma, che di lei dice: era affamata di vita. "Bravissima. Lei ha aiutato tanto ai poveri e ai malati qui, nel nostro ospedale San Filippo Neri; quindi, ringraziamo lei e a Dio che ci ha dato lei". Per l'ultima volta Rossella lascia il San Filippo Neri, l'ospedale nel quale ha lavorato con passione per trent'anni. Era felice, amava la sua professione. Per la sua morte è indagato il quarantacinquenne con il quale aveva avuto una breve storia. Deve risponde di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione.