È di una ventisettenne originaria dell’Est il cadavere trovato nel trolley recuperato sabato scorso nel porto canale di Rimini. Per risolvere l’enigma hanno dato il loro contributo gli esperti dell’unità specializzata nel riconoscimento delle vittime dei disastri. Il lavoro, infatti, si prospettava tutt’altro che semplice. Il corpo nudo e in stato di decomposizione estremamente avanzato era magro al punto tale da essere paragonato, dai medici che hanno effettuato l’autopsia, alla vittima di un lager. Grazie a tecniche sofisticatissime, gli agenti sono riusciti a ricavare le impronte digitali che, una volta inviate alla banca dati AFIS, hanno consentito di risalire all’identità della ragazza. La giovane, che secondo l’autopsia sarebbe morta di stenti, negli anni passati aveva avuto dalla questura di Rimini, città dove risiedeva, un regolare permesso di soggiorno. Le indagini ora proseguono a 360 gradi. Gli investigatori hanno già cominciato ad ascoltare le persone che conoscevano la giovane. Quello che sembra certo fino a questo momento è che la ventisettenne non aveva nulla a che fare con ambienti della prostituzione.