Aiutare le donne attraverso il lavoro per dare loro l'opportunità di essere indipendenti economicamente, padrone della propria vita. Così a Milano nel corso del talk "finalmente libere" è andato in onda un appuntamento promosso in occasione della giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre, un'occasione di dialogo tra mondo dell'impresa e la società. "L'emancipazione attraverso il lavoro è lo strumento veramente importante che induce le donne anche a denunciare, perché sennò queste donne sempre sentiranno sempre ghettizzate, quindi dopo la denuncia che cosa succede? L'indipendenza economica è la chiave di volta per l'indipendenza anche dalla violenza, quindi istituendo dignità attraverso il lavoro si permette il vero inserimento di queste donne all'interno della società". "L'indipendenza economica per una donna è un fattore chiave per non solo un'autonomia di vita, la possibilità di tener conto dei propri desideri, dei propri bisogni, senza dipendenza". Al centro del dibattito i temi del femminicidio e delle violenze contro le donne, anche se i dati indicano un leggero calo rispetto all'anno scorso, le forze dell'ordine sono presenti sul territorio per tutte le donne in difficoltà. "Rispetto al 2023 ad oggi nel 2024 siamo in lieve miglioramento rispetto ai numeri, nei primi dieci mesi del 2024 abbiamo registrato 89 femminicidi, 77 dei quali avvenuti in ambito familiare o affettivo e la maggior parte di queste hanno trovato la morte per mano del partner o dell'ex partner, un dato importante è che rispetto al 2023 cambia anche l'età delle vittime, 1 su 5 è un over 70, questo vuol dire una violenza subita, un femminicidio anche in una relazione stabile". Si è parlato poi delle diverse tipologie di violenze e dell'importanza di riconoscerle, ma anche della legge sul codice rosso e delle criticità. "Trattazioni in emergenza di tutti i casi, laddove noi sappiamo che in realtà ogni caso deve essere trattato secondo quelli che sono le specificità e anche secondo quelli che sono i tempi della donna, perché il rischio è di esporla ad un rischio maggiore e il fatto che poi la tendenza è che tutto viene trattato in emergenza, perché tutto deve essere fatto entro i famosi tre giorni, 72 ore e quindi questo, come dire, esclude la fase di valutazione del rischio che è fondamentale per poi comprendere anche che dovrebbero essere le azioni da adottare.