Un beato, perché martire, ucciso cioè per odio contro la fede, con la toga. É la prima volta che accade nella Chiesa. Papa Francesco, al termine della preghiera domenicale, parla di Rosario Livatino, il cosiddetto giudice ragazzino, ucciso 37 anni dalla mafia e beatificato ad Agrigento. "Nel suo servizio alla collettività, come giudice integerrimo, che non si è lasciato mai corrompere, si è sforzato di giudicare non per condannare ma per redimere. Il suo lavoro lo poneva sempre sotto la tutela di Dio, per questo è diventato testimone del Vangelo fino alla morte eroica. Il suo esempio sia per tutti, specialmente per i magistrati, stimolo ad essere leali difensori della legalità e della libertà". É una data scelta non a caso quella del 9 maggio, per proclamare Livatino beato. Il 9 maggio del 1993, Giovanni Paolo II era nella Valle dei Templi di Agrigento e da lì lanciò il suo celebre grido contro la mafia: "Lo dico ai responsabili, lo dico ai responsabili, convertitevi. Una volta verrà il giudizio di Dio". Parole, viene detto durante la messa per elevare Livatino alla gloria degli altari, che valgono purtroppo intatte ancora oggi.