Un atteggiamento spavaldo, di chi è convinto che nessuno potrà mai incastrarlo. Si mostrava così, in alcune chat che credeva non fossero intercettare, Carmelo Miano, il 24enne di Gela arrestato su ordine dei magistrati della Procura di Napoli perché avrebbe hackerato i sistemi informatici delle Procure di mezza Italia e rubato dati sensibili alle più grosse aziende del nostro Paese. Secondo i magistrati partenopei, che nei giorni scorsi lo hanno interrogato, l'hacker avrebbe scaricato dai server delle procure informazioni di indagini sul suo conto. Ma non solo. Avrebbe di fatto compromesso l'intero sistema informatico della giustizia in Italia. Un sistema al quale Miano accedeva con semplicità. Un sistema che adesso è stato dichiarato, di fatto, insicuro. Ma cosa voleva farci l'hacker delle informazioni? Di certo c'è che Miano avrebbe frequentato il sito Russian Market nel dark web dove si effettua la compravendita di dati sensibili. Non è chiaro però se l'hacker abbia venduto o meno questi dati. Lui, interrogato, dice di no. Ma la certezza ancora non c'è. Di certo c'è che però il 24enne aveva dei complici. Tra loro anche il padre che risulta indagato. E un'altra certezza: nel corso del tempo Miano aveva accumulato una fortuna in criptovalute. Anche queste però rubate ad ignari utenti del web.