Non vedo tanta leadership quanto tanto leaderismo, per cui questo diciamo un… un accentuarsi di questo rischiosissimo impulso di cercare il leader che ci risolve da tutti i problemi. Il leader come cura miracolosa, il leader come vaccino, quando abbiamo bisogno più che altro delle istituzioni. La metafora della guerra è familiare, sia nell'economia, sia nella politica. Ci siamo preparati per decade le nazioni, ci siamo preparati alla guerra, i leader si sono preparati alla guerra. Macron nel suo primo discorso alla nazione ha detto 5 volte “siamo in guerra”. Trump nei suoi press briefing non fa che dire che i dottori che vanno in ospedale a Central Park gli ricordo i soldati che vanno al fronte. Parliamo della Lombardia come il fronte. Ecco, questo è rischiosissimo. È rischiosissimo perché la guerra mette una popolazione in una mentalità di competizione, in una mentalità di “Vinco io, vinci tu”, mentre una crisi sanitaria globale non è una guerra, non c’è un nemico, non c’è il cattivo nelle caverne da andare a scovare, non c'è la vendetta, non c'è il confine da proteggere. Siamo tutti esposti, ma un’ansia non di un attacco, di un nemico, ma un’ansia esistenziale.