Se qualcuno si è sottratto ai doveri di sicurezza, questi non sono stati i dirigenti di rete ferroviaria italiana bensì i tecnici, i manutentori. Cuore della linea difensiva dei regali di RFI, hanno chiesto di non doversi procedere nei confronti della società e la soluzione per gli otto imputati accusati a vario titolo di disastro ferroviario colposo omicidio e lesioni colpose, rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro per il disastro ferroviario avvenuto a Pioltello, il 25 gennaio 2018 in cui persero la vita tre donne, un centinaio di persone rimasero ferite. "Non hanno visto quello che dovevano vedere, non hanno comunicato quello che era il risultato delle loro visite così i capi sono stati all'oscuro e non si è potuto realizzare quello che era stato già programmato cioè, la sostituzione del giunto che avrebbe salvato le tre sventurate passeggere". Secondo la difesa tra le cause che provocarono il disastro ferroviario, oltre alla rottura del giunto, ci fu un guasto del sistema di frenaggio considerato dagli avvocati prevalente e la cui responsabilità sarebbe da imputare a Trenord non coinvolta nel processo. La Procura aveva parlato di una serie di omissioni e negligenza nella sicurezza di quel convoglio Cremona Milano Porta Garibaldi da ascrivere proprio all'ex amministratore delegato di RFI e agli allora dirigenti per i quali aveva chiesto condanne tra gli otto anni e quattro mesi e sei anni e dieci mesi. Tre invece le richieste di assoluzione. Alle conclusioni dell'accusa si è associata anche la FILT CGIL Lombardia costituitasi parte civile. "Non credo che la responsabilità possa essere addebitata gli operai manutentori, ma è un organizzazione generale che non ha saputo intervenire. I manutentori hanno segnalato quello che potevano segnalare e hanno fatto a mio avviso ciò che potevano e dovevano fare".