La scuola del futuro, le due realtà di Roma

11 ott 2019
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Questo è il liceo scientifico “Isacco Newton”; siamo nel centro di Roma. Quest'estate l'istituto ha subito un restyling. Alcuni dei 400 studenti hanno addirittura ridipinto e abbellito parte dell'edificio. “Stiamo puntando su alcuni laboratori, come questo che vedete di chimica, di informatica, di fisica. Abbiamo prossimamente in realizzazione un laboratorio di coding per la robotica, adesso con dei fondi ministeriali a ciò destinati, quindi cerchiamo, appunto, di implementare e di offrire ai ragazzi delle opportunità ormai innegabili per la loro formazione”. Guardando i ragazzi del quarto anno estrarre il DNA dalla frutta abbiamo capito che per questa scuola è impossibile prescindere dall'innovazione tecnologica e che altrettanto importante è l'approccio innovativo delle metodologie di insegnamento. “I ragazzi non fanno chimica nella loro aula della I A e della V A, ma tutti a rotazione fanno chimica nell'aula laboratorio. Questa, diciamo, è un'ottica che ormai dovrebbe diventare consueta”. Consuetudine sì, ma non per tutti. Spostandoci dalla zona della Stazione Termini verso la via Trionfale ci accorgiamo che la realtà cambia completamente. Il degrado si avverte subito già dall'ingresso. Guardate, citofono inesistente. Eccolo. E poi qui accanto ci sono evidentemente i resti di coloro che hanno scritto sui muri. “Noi dal 1° luglio abbiamo avuto la biblioteca e il secondo piano della sede centrale dell'istituto comprensivo “Paolo Stefanelli”, siamo a via Pestalozzi, completamente interdette perché c'è stata la... si chiama tecnicamente lo sfondellamento del solaio, cioè il cedimento di parti del solaio. E in questo modo abbiamo dovuto prendere le nove classi che si trovavano nel secondo piano e distribuirle nei nostri tre plessi. Le infiltrazioni negli ultimi tempi sono state abbondanti, soprattutto quando ci sono le bombe d'acqua. E queste hanno causato non soltanto dei cedimenti di materiale, ma anche l'ammaloramento generale dell'intero perimetro. Sembra una zona di guerra. Le zone delimitate dallo spray rosso sono quelle a rischio di immediato cedimento. Queste zone delimitate interessano tutte le nove aule che c'erano nel secondo piano dell'edificio”. Qui potrebbe venir giù? “In teoria sì. Quello che ci preoccupa di più è la parte esterna. La parte esterna che vi faccio vedere, che è costituita dalle scale, dalle pareti esterne, dalla canna fumaria. Gli interventi relativi alla manutenzione del solaio dovevano essere più incisivi. Diciamo questo. Sono stati fatti, ma evidentemente non sono stati fatti a fondo. La cultura della sicurezza manca in questo Stato”.

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