La Via Appia entra nell'Unesco, è patrimonio dell'Umanità

27 lug 2024
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Chissà com'era percorrere la Via Appia a piedi, o se si eri fortunati, a cavallo, ai tempi degli Antichi Romani? 630 chilometri di strada, di Regina Viarum, com'è universalmente conosciuta questa lunga arteria, che da Roma arriva a Brindisi, nel cuore della Puglia. La Via Appia ora diventa patrimonio mondiale dell'Unesco, il 60esimo sito italiano della lista, a sottolineare, una volta di più, l'importanza di una strada costruita con tecniche innovative per l'epoca, tecniche che l'hanno portata fino a noi e che la rendono ancora percorribile dopo oltre 2000 anni. Fu il censore Appio Claudio, da cui il nome, a dare il via al tracciato, era il 312 avanti Cristo. Doveva collegare Roma a Capua, ma l'idea funzionò, e da Capua i lavori si spinsero a Benevento, Venosa, Taranto, sino a Brindisi, città affacciata verso la Grecia e l'Oriente, ad accompagnare quelle conquiste che resero Roma Caput Mundi. All'origine, dunque, ci furono esigenze militari che ben presto si affiancarono a quelle civili: l'Appia divenne strada di grande comunicazione, si direbbe oggi, su cui viaggiavano persone, merci, cultura e fu presa a modello per tutte le successive vie pubbliche romane, una ragnatela perfetta, che altro non era che il complesso sistema viario dell'Impero, un sistema rimasto alla base dell'attuale rete di comunicazione del bacino del Mediterraneo. Non possiamo sapere com'era percorrerla ai tempi dell'Impero, possiamo scoprirlo oggi, però: la strada merita il viaggio.

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