La più grande tragedia dell'immigrazione, 368 morti davanti le coste dell'isola di Lampedusa. Sono passati 11 anni da quel 3 ottobre, quando poco prima dell'alba, un barcone con a bordo 500 persone si incendiò e si inabissò. In mare uomini, donne e bambini, tanti rimasero intrappolati all'interno dello scafo per colò a picco. Delle 368 vittime 60 erano bambini. Una tragedia immane, le vittime in maggioranza eritree, a bordo anche siriani e bengalesi. 116 persone riuscirono a salvarsi, in 20 furono dichiarati dispersi, i loro corpi non sono mai stati recuperati. Da 11 anni a Lampedusa il 3 ottobre è il giorno del ricordo. L'isola, che rappresenta la porta d'Europa per i migranti che salpano dalle coste africane a bordo dei barconi fatiscenti, non si è mai voltata indietro. e non lo fece nemmeno quella notte. A soccorrere i naufraghi furono per primi i pescatori dell'isola che si trovavano in zona, poi arrivarono le motovedette. Ma per la maggior parte dei migranti ormai non c'era più nulla da fare. Il mare li aveva inghiottiti, quel mare che invece avrebbe dovuto rappresentare per loro l'inizio di una nuova vita. Le operazioni di recupero dei cadaveri del relitto durano giorni. Nel 2015 due sopravvissuti un tunisino e un somalo, furono condannati a 18 e 30 anni di carcere. Uno era lo scafista, l'altro invece il trafficante di uomini che organizzò il viaggio.