L'appello da Lampedusa, far ripartire missioni soccorso

05 ott 2019
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18 mila vittime dal 2013, anno in cui si disse mai più. Quando i numeri sono così alti, il rischio è che nell'immaginario collettivo restino appunto soltanto numeri. I 368 uomini, donne e bambini eritrei annegati quand'erano quasi arrivati a terra, adesso hanno un nome e un volto, scolpiti un monumento alla memoria che ha lo scopo di non dimenticare e l'auspicio non ripetere. In tanti si fermano a leggere quei nomi e ad osservare quegli sguardi. Come la signora Amalia, che ha accolto nella sua cappella una delle vittime più giovani. "Ormai io considero una persona di famiglia. Viaggia assieme ai miei cari". "È la prima volta che vediamo tutte le foto delle vittime insieme". "Sì è la prima volta. È da sei anni che mi commuovo ogni anno in occasione di questa triste ricorrenza. Non riesco ancora a capacitarmi, a credere come 368 persone abbiano potuto perdere la vita di fronte all'Isola dei Conigli. Sull'isola, che anche ad ottobre si riempie di turisti, la memoria delle tragedie come dei viaggi andati a buon fine è anche nei relitti dei barconi partiti dalla Tunisia e dalla Libia e approdati sull'isola. A migliaia sono arrivati da inizio anno e aumentano anche i minori arrivati soli. "Indipendentemente dalle motivazioni che li spingono a partire, che possono essere la guerra, la povertà estrema, l'impatto del cambiamento climatico, le persecuzioni, e indipendentemente dal luogo da cui partono sono bambini, adolescenti e come tali devono essere trattati e protetti e accolti in Italia e in Europa. Chiediamo un'azione europea condivisa che deve tenere in considerazione e rispettare il diritto internazionale. Ciò significa che la Libia non può in alcun caso essere considerata un porto sicuro". Se migliaia di persone hanno sfilato a Lampedusa come a Palermo e in 20 città d'Europa, per chiedere che ripartano le missioni di soccorso in mare, da Lampedusa si leva anche l'appello affinché l'Europa intervenga in maniera strutturale. "Non è possibile che si continua a fare campagna elettorale su un argomento così delicato che dura dal 1993 e sempre si parla di emergenza migranti, emergenza sbarchi, eccetera. Incominciamo a sederci attorno a un tavolo, costringiamo Europa a sedersi attorno a un tavolo, affrontiamo il problema sull'emigrazione e difatti si potrebbe partire, tanto per dirne una, dal documento che ha fatto L'ONU sul Global Compact Migration. Perché non è un problema che riguarda solo Lampedusa, riguarda il mondo intero.

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