Dopo l'autopsia si aggiungono dubbi invece che certezze e, a oltre due settimane dalla morte di Larimar, il caso è ancora lontano dalla soluzione. I risultati dell'esame hanno confermato la ricostruzione fatta dalla madre: i segni di una corda che era avvolta intorno a piedi e addome e hanno aggiunto altri particolari. La ragazza era in ginocchio, aveva la vertebra cervicale intatta, le mani libere e le scarpe pulite nonostante il fango e la terra intorno al luogo del ritrovamento. Tutte circostanze poco compatibili con l'ipotesi del suicidio ribadisce l'avvocato della famiglia che a quella ipotesi non ha mai creduto. Erano stati i genitori a chiedere con insistenza alla Procura che il caso non venisse archiviato e così la salma che aveva già ricevuto il nulla osta per la restituzione era stata sequestrata. I funerali re-inviati e poi celebrati nella chiesa madre di Piazza Armerina venerdì scorso solo dopo il completamento dell'autopsia. Era una ragazza allegra e solare, Larimar era bella e brava a scuola, talentuosa nello sport e nella musica: è il coro unanime di chi la conosceva bene come le amiche e la dirigente della squadra di pallavolo in cui giocava e che nella cerimonia funebre in una cattedrale gremita l'hanno ricordata tra le lacrime. Ma quelle qualità avevano suscitato anche invidia e rancori ripetono la madre e la sorella. Chi sa parli, aveva chiesto il fratello per capire cosa sia accaduto nelle ultime ore di vita di Larimar in quel martedì mattina quando nel cortile della scuola era stata aggredita da una compagna per un ragazzo conteso e aveva scoperto che alcune sue immagini intime circolavano nelle chat. E anche se il fascicolo al momento resta a carico di ignoti, e l'ipotesi di reato quella di istigazione al suicidio la Procura ha disposto il sequestro dei telefoni cellulari di otto coetanei e continua ad indagare.