Le sfide della scuola fra incognite e incertezza

02 giu 2020
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Sono stati mesi molto particolari, anche difficili, perché ci siamo ritrovati catapultati in un mondo completamente nuovo. Sono emozionata, cioè non vedo l'ora sinceramente, diciamo che ci sono passata poi con la macchina un paio di volte davanti la scuola e ho pensato che bello però. Non aver provato più quelle emozioni che si provano a scuola, perchè si provano, non vedo l'ora di risentirle, di avere anche quell'ansia dell'esame. Maturità 2020, maturità ai tempi del coronavirus, l'appuntamento è per il 17 giugno, quando le aule torneranno apopolarsi fra nostalgia del passato, e incertezza del futuro, si gioca su questi sentimenti, la scuola che varrà una scuola che con il covid 19 ha acquisito maggiore consapevolezza delle sue fragilità anche delle sue potenzialità. 8,4 milioni gli studenti che dalla sera alla mattina si sono ritrovati alle prese con la didattica a distanza, oltre 500000 maturandi che si sono preparati su Zoom e Sky, per loro un appuntamento con la storia, foto di mascherine distanze di sicurezza, per il sistema istruzioni un banco di prova in attesa della ripartenza di settembre. Tutta una serie combinazioni, una mancanza di uso dei condizionatori, non si può usare i ventilatori, la distanza dei 2 metri, l'eventuali uscite, entrata, tutti numerati, ci ha portato a pensare un'ipotesi alternativa che è quella di usare gli spazi esterni, so che non siamo l'unica scuola e quindi proveremo anche questo perché crediamo molto lo spazio esterno sia parte integrante dell'azione didattica. Fa effetto guardare queste aule vuote del liceo scientifico Kennedy di Roma, fa effetto pensare che queste immagini siano le stesse in tutta Italia, passato, presente e futuro, un futuro che è più vicino di quanto pensiamo. E allora ci si chiede che ruolo dovrà avere la scuola? Una scuola dove si è investito sempre meno, dove il tasso di abbandono scolastico è ben al disopra della media europea è tornata ad aumentare, una scuola dove la didattica a distanza, nonostante gli sforzi, è stata latitante proprio laddove ce n'era più bisogno. La scuola vive un grande paradosso, ne parlano tutti bene, tutti dicono che è fondamentale, però in realtà è la grande Cenerentola dei servizi pubblici, non si fanno investimenti, non c'è una ristrutturazione degli edifici, tutte cose che servirebbero moltissimo, anche per sviluppare un senso del bello, un senso dell'estetica, un senso del rispetto per se e per gli altri, è molto più importante imparare queste cose a scuola che non le tabelline, che sono pure importanti, ma che si possono apprendere anche in altro momento. Le linee guida per la ripartenza sono state tracciate, ma gli sforzi saranno molteplici, a partire dalle criticità dell'edilizia scolastica, oltre 40000 gli edifici che andrebbero ristrutturati e rinnovati per essere davvero sicuri, ci vorrebbero, sottolinea la Fondazione Agnelli, 200 miliardi di euro, più dell' 11% del Pil, l'equivalente di 3 anni dell'attuale spesa complessiva destinata all'istruzione. Altro capitolo, la classe docente al centro ogni anno di divisioni e polemiche, ad esempio per la preparazione, a poche settimane dalla maturità, fa sapere l'associazione nazionale presidi, manca ancora il 10% dei presidenti di Commissione, mentre i sindacati annunciano scioperi e mobilitazioni, oggetto del contendere è questa volta il concorso per l'emissione di oltre 32000 precari di scuola media e superiore. Il concorso in quanto concetto fondamentale è molto bello, nel senso, prendiamo le persone migliori e che vogliano farlo. A fronte di quella selezione da concorso ci sono persone che storicamente sono in classe da vent'anni che magari fanno anche bene questo lavoro perchè hanno imparato a farlo sul campo e a cui non viene riconosciuta questa cosa. E' logico, è ovvio che ogni volta che si apre una finestra c'è una grande attenzione perché c'è sempre il rischio che qualcuno che si sta impegnando da tanto tempo, da tanti anni, cerca di accedere rischia di rimanere fuori. E intanto aldilà dei numeri la vera sfida della scuola sarà soprattutto quella di conquistare quel ruolo fondamentale per la cultura e la formazione di un Paese che molti stati europei e non solo le riconoscono da tempo ed è forse l'ultima chiamata. La scuola è nella Costituzione il perno della cultura, è il momento in cui la cultura diventa quotidianità. Noi dobbiamo lavorare e stiamo lavorando per riaprire a settembre in tranquillità, ma bisogna andare oltre, bisogna vedere una scuola che sia adatta a far crescere i nostri figli, con i nostri figli anche tutti noi, tutti noi, anche nei grandi.

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