Arrestato nel dicembre 2014, Massimo Carminati lascia il carcere di Oristano, dove era in attesa di una sentenza definitiva. Ma l'appello bis necessario a ricalcolare la pena come stabilito dalla Cassazione non è ancora iniziato e la carcerazione preventiva è ormai arrivata al limite massimo consentito per il reato di cui è accusato: corruzione. La Cassazione infatti, cancellato l'accusa di associazione mafiosa a carico di Carminati e di altri 16 dei 32 imputati nel processo sul cosiddetto mondo di mezzo. E così, dopo cinque anni e sette mesi, Massimo Carminati torna libero, istanza accolta dopo ben tre rigetti dal Tribunale della Libertà. Un principio di civiltà per l'avvocato Placanica, che insieme a Francesco Tagliaferri lo difende. Nell'ottobre scorso la sentenza di Cassazione secondo la quale a Roma esistevano due associazioni per delinquere, una che faceva capo a Carminati e si muoveva con minacce, l'altra quella dei Colletti Bianchi il cui riferimento era Salvatore Buzzi. C'erano corruzione, tangenti, favori e una miriade di collusi, incapaci di dire no al sistema, ma per la Cassazione, mancava l'elemento paura e su questo, sull'assenza di intimidazione di armi, i giudici hanno stabilito che a Roma la mafia non esiste. Per gli ermellini d'altronde Carminati non gestiva rapporti con settori finanziari servizi segreti o altro, la gestione delle relazioni con gli amministratori era compito quasi esclusivo di Buzzi, il nero aveva rapporti solo con alcuni ex commilitoni di estrema destra finiti nell'organigramma del Campidoglio. Ma se mafia non era quello che è emerso è una collusione generalizzate sistemica un metodo rodato di spartizione degli appalti del comune di Roma. Un tourbillon di mazzette, cene e promesse di assunzioni.