La ministra è perentoria, un pubblico ufficiale e anche il medico è tenuto a segnalare alla Procura i casi di sospetta violazione della legge sulla maternità surrogata, poi si vedrà. Ed è subito polemica perché le parole di Eugenia Roccella scatenano la reazione del presidente della Federazione Filippo Anelli, che sottolinea come a livello deontologico il dovere di ogni medico sia quello di curare e non di denunciare la persona assistita, principio che trova conferma anche nella giurisprudenza. Due posizioni che riflettono l'aspro dibattito seguito all'approvazione definitiva del ddl che ha introdotto il divieto di praticare la maternità surrogata non solo in Italia, dove è illegale, ma anche all'estero nei paesi dove invece la pratica è legittima. Dopo la modifica della legge, la Gpa è punita con la reclusione da tre mesi a due anni e con una multa da 600 mila ad 1 milione di euro. Non ha tardato la replica della ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, convinta sì che la cura e il rapporto fiduciario fra medico e paziente non siano assolutamente in discussione, ma ha aggiunto la Roccella rispondendo al presidente Anelli, chi ha commissionato violando la legge la maternità surrogata non ha un problema di salute. Il tema della denuncia di fronte per esempio all'evidenza di vittime di violenza sessuale o traffico d'organi non va banalizzato e conclude la ministra va trattato con il giusto senso di responsabilità.