17 luglio 2017: la IMRCC di Roma, il centro di coordinamento dei soccorsi in mare delle Capitanerie di porto, che presiede ad ogni operazione che riguarda proprio il soccorso dei migranti nel Mediterraneo, invia una richiesta di porto sicuro alle corrispondenti autorità maltesi specificando che l’imbarcazione della Guardia costiera Diciotti, che sta navigando verso nord con 112 migranti a bordo, vorrebbe poterli sbarcare a Malta a 130 miglia nautiche di distanza. La richiesta italiana viene accompagnata da precise ragioni operative. La Diciotti deve, infatti, tornare rapidamente nell’area dei soccorsi. Malta è il più vicino porto sicuro. Il numero dei migranti a bordo è esiguo. La risposta maltese, però, è lapidaria. Le autorità locali negano, infatti, l’accesso sottolineando che le operazioni sono state coordinate dall’Italia al di fuori dell’area di competenza maltese suggerendo addirittura di far proseguire la Diciotti verso Lampedusa. Non solo, Malta nella sua risposta pare quasi stupita della richiesta ricordando che il centro di coordinamento di Roma è ben consapevole del fatto che loro non intervengono in simili circostanze. Parole che suonano, per noi che le leggiamo, come l’ennesimo schiaffo all’Italia. Anche perché l’area SAR, ovvero l’area di soccorso e ricerca di competenza maltese alla quale la Valletta non rinuncia, probabilmente sia per i sostanziosi introiti che le compagnie aeree devono corrispondere quando la sorvolano che per i consistenti fondi e mezzi ricevuti per il suo controllo da Bruxelles, è ben 750 volte più grande del suo territorio. Inoltre, è stata proprio l’Italia a contribuire all’addestramento del personale maltese destinato al soccorso in mare con specifiche missioni del nostro Ministero della difesa, il tutto ottenuto dalla Valletta con evidente soddisfazione per poi tirarsi indietro nelle attività da svolgere nella sua area di competenza lasciando il cerino nelle mani delle autorità italiane che hanno finito per tenerselo.