Militari italiani in Niger per bloccare flussi migranti

14 dic 2017
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Da una parte l’escalation jihadista attiva in tutto il Sahel, dall’altra le carovane di trafficanti di uomini sempre in movimento. Dalla capitale Niamey verso Sequedin e Madama ultima postazione prima della frontiera libica. Arrivano dal Niger, dal Mali, dalla Guinea, dal Camerun e dalla Nigeria. Sono diretti in Nordafrica, passaggio obbligato per raggiungere l’Europa. Di questi, quasi 334.000 migranti, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, 291.000 sono passati per Sequedin nel 2016, lungo le sabbie di quel deserto del Niger diventato la rotta principale. Il numero è diminuito sostanzialmente nell’ultimo anno, da gennaio ad ottobre con 31.600 persone, che hanno attraversato questo stesso corridoio. Ma restano cifre importanti in un territorio ad alta tensione. Gli occhi sono puntati sul Niger per i flussi consistenti, ma è in tutta l’area del Sahel che si combatte contro i gruppi terroristici radicati sui territori insieme ai ribelli e trafficanti di droga e di armi. Mali, Niger, Ciad, Burkina Faso, Mauritania. Le truppe italiane, che a regime conteranno 470 uomini e 150 veicoli, avranno il compito di addestrare le forze del Niger per contribuire alla stabilità di quest’area, per monitorare i flussi irregolari gestiti dai trafficanti di esseri umani con un obiettivo preciso che la Francia, che da tre anni è impegnata nell’operazione con oltre 4000 militari nelle sue ex colonie, vuole raggiungere entro la prima metà del 2018: vincere contro i jihadisti.

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