Per stare nel contesto come lo ha chiamato davanti al Giudice, intascava tra i 6 e gli 8000 euro al mese. Uno stipendio da manager d'azienda per fare il pusher. Lo dice ai Magistrati nell'interrogatorio ora depositato agli atti dell'inchiesta il minore oggi 17 enne accusato di aver ucciso a Napoli a colpi di pistola il 20 enne Gennaro Ramondino. Il corpo poi dato alle fiamme e ritrovato in un terreno l'1 settembre 2024. Sarebbe stato il capo della piazza di spaccio a mettere la pistola tra le mani del minorenne e a ordinargli di sparare per risolvere un problema. Anche se il problema per così dire era un amico del pusher ragazzino che si era messo in proprio. "Dormivamo insieme, stavamo la mattina e la notte insieme", dice il 17 enne quando il Giudice gli chiede se avesse quindi preferito eseguire l'ordine piuttosto che salvare la vita all'amico lui annuisce. E poi racconta che l'ordine sarebbe arrivato dal boss del quartiere direttamente dal carcere, avrebbero scelto lui per sparare perché minorenne, avrebbe rischiato di meno. Dall'altra parte il gestore della piazza diventato intanto collaboratore di giustizia sostiene che è stato il 17 enne a decidere all'improvviso di sparare all'amico ammettendo invece di aver dato alle fiamme il corpo di Ramondino. Operazione alla quale il minorenne si è rifiutato di partecipare.