Sulla piccola bara bianca, che attraversa i viali del cimitero scortata da Vescovo e Sindaco, c'è impressa solo una data. Ma il bambino morto di freddo in quella culla termica, che avrebbe dovuto invece salvargli la vita, ora verrà ricordato anche con un nome: Angelo. "Per noi è stato un angelo, un angelo che ci ha lanciato un messaggio molto forte nel suo dolore e nella sua fatica." La preghiera di Monsignor Satriano durante la sepoltura è il momento più struggente di una mattinata che aveva visto tanta gente comune partecipare ai funerali del bambino. A presidiare la cappella del cimitero, chiusa alle telecamere, c'era anche la polizia quasi a ricordare le inchieste che aleggiano su questa triste vicenda. Quella al momento contro ignoti per abbandono di minore seguita dall'evento morte, e l'altra che ipotizza l'omicidio colposo e vede indagati il parroco della chiesa che gestiva la culla e un tecnico della manutenzione. I consulenti della procura hanno accertato che non funzionano i sensori collegati al materassino dell'incubatrice che attivano l'allarme telefonico, evidenziando inoltre come dal condizionatore della stanzetta venga fuori solo aria fredda. Tutta invece da valutare la testimonianza di un abitante della zona che ricorda di aver sentito qualche giorno prima della scoperta dei lamenti provenire dalla stanza della culla e di averli scambiati per miagolii. Retroscena, quelli riservati dall'inchiesta, sui quali il vescovo Satriano invoca ora discrezione e delicatezza. "Purtroppo non c'è un diritto che regola e norma queste realtà. Sono nate in maniera pioneristica anche come una mano tesa verso chi soffre e che è smarrito. Quello che stiamo vivendo è qualcosa che ferisce tutti quanti. Tutti nel profondo.".