Voleva cambiar vita Sofiya Melnik. Lo aveva confidato alle amiche, la donna ucraina di quarantré anni scomparsa lo scorso 15 novembre e il cui corpo martoriato è stato ritrovato alla vigilia di Natale in un dirupo a Cadorna. Sono proprio le amiche a raccontare, all’indomani della scoperta del corpo della donna, il suo desiderio di andare a vivere con il medico cinquantasettenne conosciuto qualche mese fa. Da lui avrebbe voluto un figlio. Basta incontri occasionali. Aveva trovato l’uomo con il quale costruirsi una famiglia e lo aveva detto anche all’uomo con il quale viveva da sedici anni, il cinquantenne Daniel Pascal Albanese. Lui, che fino ad allora aveva perdonato a Sofiya i ripetuti tradimenti, non poteva rassegnarsi all’abbandono. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, sarebbe stato lui, prima di suicidarsi, ad uccidere la donna e a gettare il suo corpo all’altezza del terzo tornante della strada ex militare Cadorna. Ed è stato proprio lui a denunciare la scomparsa della compagna, prima di suicidarsi, lo scorso 26 novembre. È stata l’autopsia a identificare precisamente il corpo, perché era sfigurato e martoriato dagli elementi naturali. Secondo gli investigatori, il corpo della donna sarebbe stato trasportato dentro a un sacco nero della spazzatura, che poi si è lacerato facendo scoprire i resti in posizione raccolta. Toccherà all’autopsia stabilire anche la causa della morte e la data del decesso. Ma sulla dinamica e sul movente gli investigatori hanno pochi dubbi: Albanese non si rassegnava all’idea che la donna, che aveva convissuto con lui per sedici anni, aveva deciso di andarsene. Da settimane aveva visto i cambiamenti di Sofiya: era più allegra, spensierata e felice. La sera del 15 novembre avrebbe dovuto incontrare il suo nuovo compagno, una cena per giurarsi amore eterno, ma quella cena venne annullata con un Sms, che però non spedì Sofiya, ma il suo assassino.