Nell'aula Accorsio al Tribunale di Roma, davanti alla Prima Corte d'Assise è stato il giorno delle parti civili. Dei legali di Alfonso, Tina e Federico il papà, la mamma, il fratello di Luca Sacchi, personal trainer ucciso la sera del 23 ottobre 2019 a pochi passi dal Pub John Cabot, alle spalle del Parco della Caffarella. A margine di un affare di droga, l'acquisto di 15 chili di marijuana, prezzo concordato poco meno di 70000 Euro, un affare diventato una rapina e infine un omicidio; sottolinea le responsabilità dei protagonisti di questa storia l'avvocato Salice. Di Del Grosso che ha sparato volontariamente, di Pirino e De Propris che sapevano della pistola e della rapina, e anche quelle di Anastasiya. "Anastasiya mentendo, ha coperto sicuramente se stessa, ma ancor più grave non ha collaborato affinché il suo uomo, morto per difender lei avesse giustizia." Luca che come scrive il Giudice nella sentenza che ha condannato un altro protagonista Giovanni Princi, probabilmente sapeva cosa stesse accadendo quella sera ma non era parte del meccanismo. "Probabilmente lui nel difendere no, anche la fidanzata in qualche modo non se la sia sentita poi di tirarsi indietro ma voleva essere lì ed è finita, è finito così Luca per difendere Anastasiya purtroppo oggi non c'è più." Una storia di giovani che per la prima volta in 37 udienze hanno scelto, a parte Anastasiya, di non essere in aula. "Proprio oggi, che era il giorno in cui la Famiglia Sacchi, tramite noi, avrebbe esternato il loro pensiero e il loro dolore, questa assenza una sorta di menefreghismo no, francamente a me è dispiaciuto ogni comportamento processuale poi influisce sulla pena finale, i Giudici sanno cosa fare.".