Sarà un perito ad accertare se Moussa Sangare è imputabile, cioè in grado di affrontare un processo e se era capace di intendere e di volere quando ha accoltellato quattro volte Sharon Verzeni la notte tra il 29 e il 30 luglio, mentre passeggiava in via Castegnato a Terno D'Isola, nella bergamasca. I giudici della Corte d'Assise di Bergamo, nella prima udienza del processo con giudizio immediato hanno accolto la richiesta del suo legale. "Non è in grado di comportarsi come voi ritenete, cioè come una persona che non ha gravi problemi". Sangare, che rischia l'ergastolo per le aggravanti della premeditazione dei futili motivi della minorata difesa, era presente in aula. "Volevo dire che sono innocente", sono state le sue uniche parole ai giudici. Presenti anche il papà di Sharon, Bruno Verze, la mamma Maria Teresa e la sorella, Melodie, che si sono costituiti parti civili insieme al compagno Sergio Ruocco. Con il loro legale Luigi Scudieri si erano opposti alla richiesta di perizia psichiatrica. "Siamo un po' esterrefatti dal discorso che vogliono la perizia, soprattutto quella inerente alla capacità di essere di giudizio nel tribunale, cioè che si è messa, ha stupito questa cosa, però va bene, confidiamo sempre nella giustizia". Il Pubblico Ministero, Emanuele Marchisio, ha ricordato le mosse di Sangare dopo il delitto. È scappato, ha modificato la bicicletta, si è tagliato i capelli per non farsi riconoscere ed ha provato a sviare le indagini prima di confessare: "l'ho uccisa perché ho sentito un feeling, l'ho scelta a caso". .