“La situazione non è sicura a bordo. L'abbiamo già dichiarato, c'è un'emergenza. Non è un'emergenza sanitaria, c'è un'emergenza psicologica a bordo e non ci sono le condizioni di sicurezza per potersi muovere”. La Open Arms continua a dirlo: “Noi da Lampedusa non siamo in grado di muoverci”. Il Ministro Matteo Salvini è irremovibile: i porti italiani restano chiusi. Difficile capire allora, quando ormai sono passati 18 giorni, come uscire da un'impasse che logora innanzitutto la salute mentale dei migranti a bordo e alimenta lo scambio di accuse reciproche tra Ong e Viminale. Intanto in mattinata sono partiti verso Porto Empedocle, insieme ad altri migranti che si trovavano nell'hotspot dell'isola, i 27 minori sbarcati nei giorni scorsi dalla Open Arms. Li attende un futuro ancora molto incerto. E per migranti che partono ce ne sono altri che arrivano. Sono pressoché quotidiani i cosiddetti “sbarchi fantasma”, migranti che arrivano in piccoli gruppi su barche di ridotte dimensioni e che vengono tratti in salvo da Guardia costiera e Guardia di finanza. La Ong catalana per uscire dallo stallo dice sì alla collaborazione offerta dalla Guardia costiera italiana, ma, attenzione, chiede alla Guardia costiera italiana non di accompagnare la propria imbarcazione verso la Spagna, ma di prendersi carico di tutti i 107 migranti ancora a bordo. “Se non arriva una risposta in questo senso neanche oggi vorrà dire che anche il diciottesimo giorno finirà, ci sarà un diciannovesimo giorno, c'è il rischio di un ventesimo giorno?”.