"Mi sento più sollevata, posso iniziare a pensare di nuovo di riabbracciare la mia normalità, sono comunque sotto scorta, stanno decidendo in queste ore quello che accadrà, ma posso dire che sarò felice e totalmente serena quando lui sarà rimpatriato". Era il luglio dello scorso anno quando Cristina giovane imprenditrice romana raccontava senza mostrare il suo volto il dramma che stava vivendo, perseguitata dal suo stalker, aveva trovato il coraggio di denunciare e il suo persecutore Sukhvinder Singh, un cittadino indiano di 37 anni era finito ai domiciliari ma evaso era tornato a cercarla. A quel punto era scattato l'arresto ed era stato condannato dopo un anno e mezzo a Rebibbia inviato in un centro di prima accoglienza e poi lasciato libero. Libero di ricominciare fino a minacciarla di morte, a quel punto quando l'avevamo incontrata lei era stata messa sotto scorta fino al giorno in cui Singh era stato nuovamente arrestato "E' stata emessa una misura cautelare, è stato arrestato, messo in carcere condannato per questa ulteriore ipotesi di stalking nei suoi confronti a 10 mesi di reclusione. Ha espiato integralmente la sua pena e dopo il 20 maggio noi ci aspettavamo che fosse immediatamente preso, messo su un aereo ed espulso". E invece la storia si ripete, Singh esce dal carcere, inoltra una richiesta di protezione internazionale che incredibilmente viene accettata e congela l'espulsione l'ennesimo blackout, l'ennesimo caso di una giustizia che lascia indifese le vittime. "Non basta che un Giudice emetta una sentenza non basta che un Carabiniere lo vada a prendere, serve poi se è il caso come nel nostro, dell'espulsione che sia data immediata esecuzione all'espulsione".























