"È un campo di girasole seminato una ventina di giorni fa, è stato tra i primi. È una di quelle superfici in più che si sono seminate quest'anno per il mercato che l'emergenza bellica ha determinato." La semina è iniziata in questi giorni, il raccolto a metà agosto. Prima marginale e poco redditizia, oggi quella del girasole è diventata la coltivazione su cui gli agricoltori investono maggiormente. Effetto dell'emergenza, il blocco degli approvvigionamenti di olio di girasole da Ucraina e Russia, il 50% della produzione mondiale. Andrea Ridolfi è direttore di una cooperativa agricola di Ravenna. 350 soci, 6.000 ettari di terreni lavorati. I guadagni con il girasole sono doppi paragonati al mais, spiega, e i costi sono minimi. "Non hanno coltura irrigua a differenza del mais che lo è, e con un aumento del costo dei carburanti e dei fertilizzanti è stato determinante nella scelta degli agricoltori. Per cui il girasole vive questo momento di estrema euforia, sicuramente." "Siamo in piena semina di girasoli. Una macchina così, con 12 file, riusciamo a fare 20-25 ettari al giorno tranquillamente di semina." Rispetto allo scorso anno in Emilia-Romagna, secondo confagricoltura, gli ettari coltivati a girasole sono aumentati di oltre il 30%. Le aziende possono utilizzare anche i terreni incolti tutelati dalla biodiversità, lo ha permesso l'Unione Europea. "Dobbiamo assolutamente programmare il futuro dell'agricoltura perché sennò ci troveremo ad affrontare queste criticità sempre in modo diverso e anno per anno, quindi quest'anno bene Il girasole però andando avanti bisogna tornare ad essere autosufficienti.